mercoledì 23 dicembre 2009

La bibita ufficiale del Natale

Atlanta, Georgia
Dicembre 1931


Buongiorno a tutti, molti di voi già mi conosceranno, sono Haddon Sundblom, lavoro per la D’Arcy, la società responsabile delle campagne pubblicitarie per la vostra azienda da qualche anno, e l’obiettivo di questa riunione è la presentazione del nuovo testimonial per la prossima campagna pubblicitaria.

Anzitutto, considerando che il testimonial scelto sarebbe dovuto apparire sui manifesti delle principali città del mondo… da New York a Los Angeles… da Londra a Parigi… abbiamo considerato che ci servisse una personalità di fama internazionale. Per questo motivo siamo stati costretti ad escludere personaggi del calibro di Primo Carnera che, pur essendo potenzialmente un ottimo testimonial negli USA, potrebbe essere poco conosciuto ad esempio in Inghilterra… (brusio)

Inoltre, visto il periodo storico che stiamo vivendo, con molte democrazie europee in balia di pericolose ideologie… (brusio) …pensiamo alla Germania (forte brusio)… alla Spagna… all’Italia… (rumori di sottofondo)… abbiamo pensato che la personalità scelta debba trasmettere a tutti un messaggio positivo… molto positivo… perché, specialmente in un periodo storico cupo come questo, la gente desidera messaggi di pace e serenità. (applausi)

Infine, prendendo atto dei risultati economici degli ultimi anni… segnati come tutti sapete dall’enorme crisi che ha colpito l’economia mondiale… (brusio) …a partire dal crollo di Wall Street… a differenza degli altri anni in cui avevamo a disposizione un budget maggiore, quest’anno… per cosi dire… siamo stati costretti a fare i conti anche con i compensi richiesti dai possibili testimonial… e per questo abbiamo dovuto dire di no alle grazie di Greta Garbo per esempio… anche se le sue cosce valevano sicuramente qualche centinaia di migliaia di dollari… (risate)

Quindi, a valle di un’attenta analisi del mercato, dei possibili candidati e di tutte le considerazioni precedentemente illustratevi, la scelta è ricaduta su una personalità famosissima… che sicuramente voi tutti conoscete… (brusio)…che è portatore di pace, serenità e amore in tutte le famiglie del mondo… e che per rappresentare la vostra azienda non richiederà 1 cent! (stupore seguito da forte brusio)

No, non è Gesù come qualcuno pensa nelle prime fila (risate)… anche perché in quel caso avremmo dovuto pagare i diritti d’autore al Vaticano (risate grasse)

Ladies and gentlemen… è un piacere presentarvi il nuovo testimonial per la campagna pubblicitaria della Coca Cola Company… fate un bell’applauso a Babboooooo Natale! (risate e forti applausi)
La prima immagine di Babbo Natale come testimonial della Coca-Cola
creata da Haddon Sundblom e apparsa per la prima volta nel 1931
sulle pagine del The Saturday Evening Post
L’iconografia di “Santa Claus” iniziò all’incirca nel 1875, quando una pittrice svedese, Jenny Nystrom, lanciò una serie di cartoline augurali con le prime immagini di un Babbo Natale moderno, ma che vestiva di verde (1). Fu l’illustratore americano Haddon Sundblom, nel 1931, a codificare l’abito biancorosso che conosciamo. Perché la scelta?
Perché la committente di Sundblom era la Coca-Cola, che poi usò Babbo Natale come testimonial fisso della sua bibita, venduta in lattina con gli stessi colori. Cosi Santa Claus partì alla conquista del mondo in tandem con la Coca. Cui il mondo comunista reagì rispolverando la figura di Ded Moroz (Nonno Gelo)

Tratto da Focus Storia N°38 Dicembre 2009



(1) http://www.emmacarlson.com/emmablog/images/tomte_by_Jenny_Nystrom-thumb.jpg

Fonti:
http://it.wikipedia.org/wiki/Babbo_natale
http://it.wikipedia.org/wiki/Haddon_Sundblom
http://www.thecoca-colacompany.com/heritage/cokelore_santa.html

martedì 15 dicembre 2009

Quel gran pezzo duomo

Ero con la testa china nel water, forse per la febbre o forse perché da Porta a Porta rimbombava in casa il monito di Cota (Deputato della Lega) che invitava ad “abbassare i toni dello scontro politico”.
Nel mentre mi lascio accarezzare dal pensiero di Hugo Stiglitz (1) alle prese con un Borghezio di questi, mi arriva un sms di mio fratello: “E se Berlusconi domani dovesse perdonare Tartaglia dicendo ‘non sanno quello che fanno’…?”.
Plasil, notte ugualmente agitata dal fantasma di Capezzone. Stamane breve scorsa ai quotidiani ed ecco qua:



Silvio Berlusconi "ha già perdonato" il suo aggressore. "Non mi stupirei che chiedesse di incontrarlo". Lo dice in un'intervista al Corriere della Sera don Luigi Verzé, fondatore dell'ospedale San Raffaele di Milano, dove è ricoverato il premier. Secondo don Verzé "questo episodio è anche un monito. Il segno che è davvero il tempo di cambiare la Costituzione (5)". "Quanto è accaduto è frutto di un'assoluta mancanza di cultura. - sostiene - Di rispetto. Di conoscenza dell'altro. Berlusconi mi ha detto: 'Perché a me? Perché mi odiano tanto, al punto da volermi ammazzare? Io voglio il bene del Paese, il bene di tutti. Tu don Luigi lo sai che è così. Perché non se ne rendono conto?". "Io conosco bene Berlusconi - aggiunge - È un uomo di fiducia e di fede. Conosce il vero insegnamento di Gesù: 'Amatevi l'un l'altro come io ho amato voi'. Berlusconi ama tutti, anche i suoi nemici. È incapace di pensieri o parole cattivi". (2)

Sarebbe ridondante ricordare a tutti che Silvio Berlusconi è uno “con le palle”. Avesse potuto, il nostro Premier avrebbe tralasciato il Bonn ton e avrebbe ricambiato il Tartaglia, perché “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere” (Atti degli apostoli, 20, 35). Il fatto è che certe volte in politica, con le telecamere a portata di mano, è meglio “porgere l’altra guancia” (dal Vangelo secondo Luca 6,27-38) in favore d’obbiettivo. Aveva appena finito di catechizzare i suoi fedeli in piazza: “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (dal Vangelo secondo Giovanni 8, 31-32). E se non lo farà la verità ci penserà una legge, magari. Poi è arrivato quel colpo della Madunina.

Ora, pensate alla situazione: provate voi a farvi dare una miniatura di qualsivoglia cattedrale in bocca, e andate al Cardarelli: vi fanno una Tac? Vi ricoverano? O vi mandano a casa con tanti saluti e qualche bel virus nuovo di pacca?

No, a lui è andata così: s’è liberato a forza delle guardie del corpo e s’è fatto immortalare sgommato del sangue del giusto. Il sangue del Cristo politico. Poi l’hanno ricoverato al San Raffaele. Il povero Premier ha provato vanamente a calmare il suo dottore preso dall’ansia dell’emergenza: “Perché guardi la Spatuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la Spatuzza dall'occhio del tuo fratello’” (dal Vangelo secondo Marco 6,41–42). Il dottore gli ha ovviamente fatto una Tac, e per precauzione non l’ha ancora dimesso. Sono un paio di giorni che si nutre “con fatica” e non comprende “il perché di tanto odio”… (3)

Bersani, il leader dell’opposizione, s’é ovviamente precipitato al capezzale, perché una volta il Silvio gli disse: “Beato colui che non si scandalizza di me” (dal Vangelo secondo Matteo 11,2–6). Bersani non si scandalizza più. Anzi, quando Berlusconi ha arringato in Europa contro i poteri istituzionali italiani, in patria gli hanno solo opposto un “spieghi il senso delle sue parole”. Che altro deve dire per farsi capire: “Siete tutti degli stronzi”? Non comprenderebbero, non lo fecero nemmeno quando definì “coglioni” (aprile 2006) gli elettori di sinistra.

Per questo oggi un uomo di 70 anni colpito con violenza (cosa che dà fastidio a tutti, a tutti, sia chiaro) diventa un martire a reti unificate. E scatena miracoli a palate: non ultima la Lega che accusa la sinistra di istigare all’odio.



Dicono che l’Opposizione ha demonizzato Berlusconi, e chissà a quale cerimonia celtica era Cota quando Calderoni si pronunciò in materia: “Il cristiano che vota a sinistra si schiera dalla parte del peccato e del demonio” (4). Sono le capriole della giustizia divina: “Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli” (dal Vangelo secondo Matteo 5,3-12). L’ha detto Silvio… o no?
Picci
PS: Siamo in attesa della diretta a reti unificate della messa di mezzanotte di Natale in cui Silvio perdonerà il peccatore.
(5) Se qualcuno riesce a vedere un nesso logico tra uno psicolabile che lancia un Duomo in faccia al premier e l’esigenza di cambiare la Costituzione, è gentilmente pregato di rivelarmelo, perchè io mi sto scervellando da stamattina e con tutta la buona volontà non ci sono ancora riuscito. (A.Gilioli) - http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/12/15/fasten-your-seat-belts/

martedì 1 dicembre 2009

Impatti sociologici dei cartoni animati

Questo post è rivolto ai nati tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80. A tutti quelli che ricordano Bonolis con il maglione che gioca a “La vittima e il carnefice” con Uan.

Se questi ricordi vi riempiono di lacrime gli occhi, avrete sicuramente visto qualche puntata di “Georgie”.

Georgie” è un anime, ma se negli anni ’80 avessi detto a mia mamma che stavo guardando le anime lei si sarebbe preoccupata e mi avrebbe portato dallo psicologo (che in un film americano sarebbe stato in realtà un morto ma questo è un'altra storia (1) e quindi mi limitavo a dire che stavo guardando i cartoni animati.

Georgie” parla di una bambina bionda che corre felice nei prati con due fratelli fighissimi, Abel e Artur che facevano innamorare tutte le bambine della mia scuola elementare, ed una madre che la odia senza alcuna ragione. Si intuisce come il target del cartone animato fosse chiaramente il pubblico femminile che, nella seconda metà degli anni ’80, aveva un’età compresa tra i 6 e i 12 anni.

Qualche mese fa mi è capitato di rivedere, con 20 anni di esperienza in più sul groppone, una puntata di Georgie: “Il compleanno di Becky(2). Guardiamola assieme e vediamo quali sono stati gli impatti sociologici sulle mie coetanee:

Abel ce lo vuole a pazzissimo con Becky ma lei abita in città mentre lui vive nell’entroterra australiano. Un giorno lo zio Kevin arriva con una lettera: è l’invito di Becky alla sua festa di compleanno a Sidney.

Georgie inizia già dal giorno prima a scegliere l’abito per la festa ed è ovviamente indecisa tra due vestiti. Chiede consiglio a Lup (un koala) ma, non cacata da quest’ultimo intento ad abboffarsi di eucalipto, deduce che entrambi i vestiti non sono adatti alla festa e inizia a cucirsene uno nuovo con la stoffa delle tende.

Lezione N°1: se sono invitata a una festa, devo iniziare a pensare a come vestirmi dal giorno prima.

Lezione N°2: se ho dei dubbi, devo chiedere consiglio a chiunque si trovi nei paraggi, anche se questi è un koala che si sta abboffando di eucalipto.

Lezione N°3: se il mio consigliere tituba, significa che quel vestito non mi sta bene.

Georgie, Abel e Artur vanno alla festa a casa di Becky e sembrano Totò, Pasquale e Concetta quando vanno a casa del marchese in “Miseria e Nobiltà”. Becky, che per la gioia di Artur ha invitato tutte le sue amiche, sta tostissima e Abel, complice l’erba che cresce rigogliosa in Australia, la vede avvolta nelle rose come se fosse la Madonna di Pompei.

Nonostante non lo sappia ancora manco lui, la festeggiata percepisce che tra qualche anno Abel si invaghirà della sorella e per questo, fingendosi la sua migliore amica, ‘mizea (3) le altre ragazze e umilia Georgie confrontando il suo abito hand-made di cotone con i loro vestiti di seta comprati a Via Montenapoleone. Artur fa notare la cosa ad Abel che però ha mutanda in capa (4) e non dice niente.

Lezione N°4: non fidarsi mai delle amiche, potrebbero essere delle rivali in amore che fanno il doppio gioco.

Lezione N°5: se vado ad una festa devo indossare un vestito di seta comprato a Via Montenapoleone altrimenti concedo alle mie rivali la possibilità di umiliarmi in pubblico.

Lezione N°6: se un ragazzo ce lo vuole con me posso anche umiliare sua sorella tanto lui c’ha la mutanda in capa.

Becky suona il piano come Giovanni Allevi e questo attizza ancora di più Abel. Georgie, cresciuta nella Barbagia, non conosce manco la differenza tra piano ed organo e diventa carne da macello per Becky e le amiche. Abel, pur di mangiarsi Becky, rinnega le proprie origini sarde e si vanta di essere accordatore di pianoforti. Artur va in freva e cerca di difendere Georgie.

Lezione N°7: tira più un pel di fica che un carro di buoi.

Becky invita Abel a danzare con lei e con questa scusa lo porta in disparte. Una volta nel giardino della reggia, Becky confessa ad Abel che non lo sa perché ma schifa a pazzi Georgie e lui deve decidere chi è più importante tra lei e la sorella. Abel sta a pezzi e si sta.

Lezione N°8: non occorre alcun motivo razionale per odiare un’altra donna.

Conferma della Lezione N°6: se un ragazzo davvero ce lo vuole con me posso anche chiedergli di umiliare sua sorella tanto lui c’ha la mutanda in capa.

Nel frattempo Georgie, barbagiana doc, si è mangiata tutto il pudding in cui Becky aveva versato una damigiana di limoncello ed è ubriaca a merda. Appartenente alla categoria degli “ubriachi narcolettici”, Georgie si addormenta sulle braccia di Abel. Becky è a un passo dalla vittoria quando Artur, accecato dalla freva, cazzea il fratello in pubblico. Georgie, complice il quarto d’ora di sonno, si sveglia con un poco di resaca e piange per le umiliazioni ricevute. Abel finalmente non ragiona col pisello e lascia Becky.

Lezione N°9: non devo bere troppo alle feste altrimenti rischio di ubriacarmi e concedere alle mie rivali un’ulteriore possibilità di umiliarmi in pubblico.

Lezione N°10: devo tenere lontani gli amici e i fratelli dal mio ragazzo. Potrebbero indurlo a ragionare con la propria testa e rovinare un piano perfetto come quello di Becky.


“Georgie” è stato trasmesso in Italia, Francia e Spagna a partire dal 1984 (5). Chi ha viaggiato un po’ sa benissimo quali sono i paesi in Europa dove la gnocca è più difficile.


(1) Per la precisione è la storia de “Il sesto senso” con B.Willis
(2) I° parte: http://www.youtube.com/watch?v=v2dnvKqpIwI
(2) II° parte: http://www.youtube.com/watch?v=IbfXAAkHaMk&feature=related
(3) “Mizeare” = Sobillare
(4) “Avere la mutanda in capa” = Essere assoggettato ai voleri della propria ragazza
(5) http://www.imdb.com/title/tt0297580/

sabato 28 novembre 2009

Democrazia

Il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un
impedimento.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.

Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.

Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.

Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Questo discorso è stato tenuto da Pericle agli ateniesi nel 461 a.C.
Lo stesso discorso, ripreso da Paolo Rossi nel corso del suo spettacolo "Il Sig. Rossi e la costituzione" nelle stagioni teatrali 2002/03 e 2003/04, è stato censurato quando il comico ha tentato di portarlo in televisione.
Fonti:

mercoledì 27 maggio 2009

La bibbia del capitalismo anglosassone arruolata fra le fila della sinistra.

Si fa un sacco di fatica a cercare di spiegare le cose. Ma a volte ci sono delle osservazioni che valgono più di mille parole. Vi faccio un esempio:

Oggi il Financial Times ha pubblicato un articolo dove definisce Berlusconi “pericoloso, in primo luogo in Italia, e un esempio negativo per tutti” (1). Insomma una critica nei confronti del nostro Presidente del Consiglio troppo chiara per essere distorta e troppo autorevole per essere ignorata.

Tant’è vero che tutti i giornali l’hanno riportata. Ma andiamo a vedere come…

La Repubblica, nota rivale del Premier:

Il Corriere della Sera, tradizionalmente piú liberale:

... e Il Giornale:


Si si, avete letto bene: La sinistra arruola anche il Financial Times.
Vi faccio notare il tocco di classe nell’utilizzo dell’avverbio (ANCHE) al fine di sottintendere un processo di arruolamento delle testate giornalistiche già in corso.
Poi, se non l’avete già fatto, leggete l’occhiello. E’ la cosa più divertente stampata su carta negli ultimi anni:

Anche la bibbia del capitalismo anglosassone arruolata fra le fila della sinistra.

Leggetelo attentamente. E’ un ossimoro: la BIBBIA DEL CAPITALISMO arruolata (aridagliè) fra le fila della SINISTRA. Pensateci bene. Non é bellissimo?


27/05/09


(1) http://www.ft.com/cms/s/0/9f53066a-4a22-11de-8e7e-00144feabdc0.html?nclick_check=1
(Traduzione in italiano disponibile su http://italiadallestero.info/archives/5658 )

sabato 9 maggio 2009

PKSport

Cari compagni, politici e non, dichiaro ufficialmente aperto il PKSport, un incrocio tra il PKK e il Bar dello Sport: http://picappasport.blogspot.com

Lo so, lo so… non ho manco iniziato a scrivere e ho giá creato l’inserto sportivo. Immagino cosa state pensando: e l’introduzione, e i motivi, e l’inserto sportivo… ma quando inizierai a scrivere per davvero? Vi giuro che ci sto arrivando. Il fatto è che:

  • Raccogliendo le idee per il blog, mi sono accorto che molte riguardavano il calcio o lo sport in generale.
  • Picci (1), anche se non ci crede nemmeno lui, è diventato un giornalista sportivo e spero di poter pubblicare per lo meno i suoi articoli se non qualche pezzo inedito.
  • Kapy (2), anche se non ci crede nemmeno lui, è diventato un ingegnere e ama razionalizzare, schematizzare e teorizzare. Questa ne è una prova.

Ma adesso basta e andatevi a vedere l’inserto sportivo.

Spero ne apprezzerete il colore: rosa come la Gazzetta dello Sport.

(1) La “P” del PKK
(2) Una delle due “K” del PKK, cioè io.

martedì 28 aprile 2009

Beautiful People

Ho sempre ammirato Tony e Maureen Wheeler.
Non fate quella faccia, la loro storia ve l’avranno raccontata cento volte: nel ’73 questi due (ex) hippie partirono da Londra e arrivarono in Australia con soli 27 centesimi in tasca e tante informazioni che raccolsero in quella che sarebbe diventata la prima guida Lonely Planet. Da quel viaggio sono passati tanti anni, ma la Lonely Planet rimane la guida di chi ama viaggiare in modo libero e autonomo.

Ho sempre odiato l’espressione “bella gente”.
La trovo un’espressione senza senso e quando qualcuno la pronuncia mi verrebbe da urlargli in faccia come Nanni Moretti in “Palombella Rossa” (“Ma come parlaaaaaaaaaa? Le parole sono importantiiiii! Come parlaaaaaaaaaa?”) ma l’avanzare dell’età, oltre a diminuire il numero dei capelli, ha aumentato il mio grado di tolleranza.

Ora, l’odiata espressione me l’aspetto da un PR, dal figlio di La Russa, ma non dai coniugi Wheeler e invece, nella Lonely Planet “Uruguay” (english version), nel paragrafetto dedicato a Punta del Este, potete leggere testualmente:

...then passes the busy yacht harbor, owerflowing with boats, restaurants, night clubs and beautiful people...
Beautiful people.
Capite? La guida di chi ama viaggiare in modo libero e autonomo afferma che vicino al porticciolo di Punta del Este c’è un sacco di bella gente. Non so per voi, ma per me è stato come se Ferrando si facesse la tessera del PDL. Il prossimo passo sarà scrivere che nella piazza di Frittole ci trovate solo gente di merda (e che Ferrando venga eletto segretario del PDL).

Certo, dobbiamo considerare che, in quanto proprietari di una multinazionale, forse i coniugi Wheeler non si leggono tutte le guide che pubblicano pertanto potrebbe anche darsi che il loro vocabolario non contempli l’espressione “beautiful people”, ma, come afferma la stessa Maureen Wheeler, “la Lonely Planet ha iniziato il suo viaggio ormai più di trent’anni fa e con il tempo è cambiata, come siamo cambiati noi. Da ventenni giramondo senza soldi con la passione dei viaggi siamo diventati cinquantenni proprietari di una società miliardaria” (1).

Forse dal prossimo viaggio, per essere libero e autonomo, mi toccherà tornare al vecchio metodo universitario: ricercare informazioni su internet, stamparle e rilegarle in una guida personale.

(1) Tratto dalla Introduzione al libro “Un giorno, viaggiando…” di Tony Wheeler

mercoledì 15 aprile 2009

Motivo #3: Me stesso

Last but not least, la terza ragion d’essere di questo blog sono io medesimo. Non nel senso che il blog parlerà di me. Oddio, adesso che ci penso forse lo farà, ma non voglio dire che il blog è stato creato per questo. Quello che voglio dire è che… (tiro il fiato) spero che questa pagina web contribuisca al processo di miglioramento della mia persona. L’ho detto.

Lo spero per due ragioni:

  1. La maggior parte del mio tempo è ormai purtroppo dedicato al lavoro, la minoranza agli affetti e agli amici e i ritagli alla cultura e all’informazione. A me rimangono le briciole. Ecco, vorrei che questo blog mi “costringesse” a prendere del tempo per me stesso, in modo da riflettere e mettere in ordine le mie idee.
  2. Ho sempre sinceramente creduto che il confronto e la dialettica siano ottimi strumenti di crescita personale. Per generare un confronto (possibilmente interessante) è però necessario un interlocutore (possibilmente brillante). Quindi l’ultimo obiettivo, e forse anche il più difficile, di questo blog sarà quello di farsi commentare, criticare, elogiare, insultare, stampare, leggere.

Ce l’abbiamo fatta, adesso possiamo davvero cominciare il blog. Senza dimenticare che:

"Tutti i dilettanti scrivono volentieri.

Perciò alcuni di loro scrivono bene"

Friederich Dürrenmatt

martedì 14 aprile 2009

Motivo #2: Google

Fondamentalmente io sono pigro. Un pigro ambizioso, ma pur sempre pigro. Per intenderci, sono una di quelle persone che, se con il 20% dello sforzo riesce a raggiungere l’80% dell’obiettivo, non vede alcun motivo per cui compiere il restante 80% dello sforzo.

Questo è uno di quei casi in cui potrei raggiungere l’80% dell’obiettivo utilizzando le parole di Baricco, solo che dovrei infrangere la promessa fatta secondo cui le citazioni avrebbero terminato questi post. Rifletto un po’, mi appello alla Regola #1 e lo faccio lo stesso (pensate avessi scritto le regole a cazzo?).

Sedetevi. Le prossime righe vi riveleranno un concetto fondamentale per capire bene la nostra società.

Google, è di fatto quel che di più simile all'invenzione della stampa ci sia stato dato di vivere. Quei due (1) sono gli unici Gutenberg venuti dopo Gutenberg. Non la sparo grossa: è importante che capiate che è vero, profondamente vero. Oggi, usando Google, ci vuole una manciata di secondi e una decina di click perché un umano dotato di computer acceda a qualsiasi insenatura del sapere. Sapete quante volte gli abitanti del pianeta Terra faranno quell'operazione oggi, proprio oggi? Un miliardo di volte. Più o meno centomila ricerche al secondo. Avete in mente cosa significa? Percepite l'immane senso di "liberi tutti", e sentite le urla apocalittiche dei sacerdoti che si vedono scavalcati e improvvisamente inutili? Lo so, l'obiezione è: quel che sta in rete, per quanto enorme sia la rete, non è il sapere.
O almeno non è tutto il sapere. Per quanto derivata, spesso, da una certa incapacità a usare Google, è un'obiezione sensata: ma non illudetevi troppo. Pensate che non sia stato lo stesso per la stampa e Gutenberg? Avete in mente le tonnellate di cultura orale, irrazionale, esoterica che nessun libro stampato ha mai potuto contenere? Ci pensate a tutto quello che è andato perso perché non entrava nei libri? O a tutto quello che ha dovuto semplificarsi e addirittura svilirsi per riuscire a diventare scrittura, e testo, e libro? Eppure, non ci abbiamo pianto troppo sopra, e ci siamo assuefatti a questo principio: la stampa, come la rete, non è un innocente contenitore che ospita il sapere, ma una forma che modifica il sapere a propria immagine. E' un imbuto dove passano i liquidi, e tanti saluti, che so, a una palla da tennis, a una pesca o a un cappello. Che piaccia o no, è già successo con Gutenberg, risuccederà con Page e Brin. (2)

Et voilà.
20% dello sforzo. 80% dell’obiettivo.
Voi direte: bello, ma cosa c’entra con i tuoi post? Spiegarvelo è il restante 20% dell’obiettivo.

Premesso che vi sia chiaro quanto dice Baricco, mi piacerebbe contribuire al travaso culturale in atto. Non mi riferisco agli argomenti per cui una ricerca su Google produce circa 10,4 milioni di risultati (es: Barack Obama Biography), ma a quello che forse andrebbe perso.

In altre parole, secondo me non ha alcun senso che riporti in questo luogo la biografia di Obama, non perché non sia interessante ma perché la potrete sicuramente trovare in altri dieci milioni di siti. Viceversa credo di fare qualcosa di sensato trascrivendo la ricetta dei cannelloni di mia nonna, un aneddoto personale, una curiosità storica o un articolo che forse andrebbero persi nel travaso mediatico.

100%. Obiettivo completato.


(1) Larry Page e Sergey Brin, fondatori di Google.
(2) Tratto da “I Barbari” di Alessandro Baricco, Feltrinelli 2006

lunedì 13 aprile 2009

Motivo #1: PKK

Prestate attenzione. Quando abbiamo concordato le regole del gioco, ho detto che “torno” a scrivere un Blog e non che “inizio”. Perché ho utilizzato il verbo “tornare” e non “iniziare”?

La scelta delle parole è importante, lo dice anche Nanni Moretti (preparatevi, questo blog sarà ricco di citazioni). I più deduttivi tra voi avranno già capito che non sono un blogger alla prima esperienza. I più distratti a questo punto dovranno tornare indietro e rileggere tutto da capo.

A cavallo tra il XX e il XXI secolo, tre amici napoletani avevano deciso di pubblicare le loro riflessioni su un unico blog. Una sonata a sei mani se siete amanti della musica, Frankestein Junior (1) se siete amanti del cinema, un mostro a tre teste se siete un “idiota dell’orrore” (2).

Nonostante il linguaggio storiografico, si tratta di poco meno di dieci anni fa. Dal punto di vista di uno storico non è passato molto tempo, dal punto di vista di un operaio sono passati 10 anni, dal punto di vista di un ingegnere delle telecomunicazioni è passata un’era geologica. Ricordo chiaramente la connessione col doppino telefonico e quanto ci sentivamo fighi con le nostre uniformi da pionieri del web.

Il titolo di questo blog è un omaggio a quei ragazzi. Le loro idee politiche, la rabbia ed un pizzico di ironia li portarono a creare un anagramma con i loro soprannomi, e così Picci, Kapy e Kosakko fondarono il Partîya Karkerén Kurdîstan (3)

Il contenuto di questo blog (forse) sarà il continuo di quella esperienza. Magari al posto di quei tre studenti mascherati da pionieri ci saranno tre professionisti senza alcun travestimento, ma non importa.

La K è già qui. Se la P o l’altra K vorranno partecipare, saranno pubblicati senza alcuna censura. Anzi, già che ci sono, definisco la Regola #2: oltre al sottoscritto, gli unici che potranno essere pubblicati su questo blog sono Picci e Kosakko.

Questo era il primo motivo. Adesso, come promesso, chiudo con una citazione che a partire da oggi troverete, nuovamente, come sottotitolo di un Blog.


Un uomo solo che guarda il muro è soltanto un uomo solo...
ma tre uomini che guardano il muro sono un principio d'evasione
PKK

(1) Film del 1974 diretto da Mel Brooks
(2) “In quest’epoca di pazzi ci mancavano gli idioti dell’orrore”, Franco Battiato in “Bandiera Bianca”, 1981
(3) Partito dei Lavoratori del Kurdistan


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Come promesso, ecco pubblicate le risposte di Picci e Kosakko a questo post:

Anno dopo anno usai le corde vocali per suonare a distanza. Toni alti, che nemmeno i delfini. E chi di quelli - i delfini - arrivò a capirmi se ne stette lì a morire in spiaggia. Ché tanto non ne valeva più la pena. L'idiozia si impossessò delle mie dita, anchilosate su una tastiera. Ma le lettere vissero in tachicardia, asfissiate da un hard disk. Soverchio genio, sì, senza sfogo. Meglio una partita a pallone, un matrimonio, una birretta, un libro. E poi K tornò. E K chiamò. E P risponderà. Perché pure le corde di una racchetta suonano. A vanvera come al solito.
Picci - 14 aprile 2009 19.11

Anche l'altra K risponderà. Tra una partita a pallone e l'altra s'intende (altro che matrimonio...)
Kosakko - 15 aprile 2009 05.14

giovedì 9 aprile 2009

Introduzione

Una volta stabilite le regole del gioco, prima del calcio d’inizio e di iniziare a correre sulla metà campo, vorrei fermarmi negli spogliatoi e fare una chiacchierata.

Perché siamo qui in maglietta e calzoncini?
Perché non assistiamo al gioco sugli spalti o, meglio ancora, nel tepore di casa?

Alla base c’è sicuramente un piacere legato alla scrittura e alla lettura. E’ palese, ma non mi riferisco a questo. Mi riferisco ai seguenti tre motivi:

  1. PKK
  2. Google
  3. Me stesso

Proverò a farvi una breve descrizione e, per ognuno di essi, terminerò con una citazione.
Perché “Derek dice che bisogna sempre terminare una tesina con una citazione, dice che c'è sempre qualcuno che ha detto una cosa nel migliore dei modi, perciò se non riesci a fare di meglio ruba da lui e farai la tua figura” (1)

Non ci state capendo nulla?
Ripassate le regole del gioco.

(1) tratto da “American History X”, film del 1999 con E.Norton

mercoledì 8 aprile 2009

Regole del gioco

Ho deciso. Dopo qualche anno di silenzio stampa (in perfetto stile Mourinho) torno a scrivere un Blog. Non sarà niente di serio, solo un gioco per cui, come sempre, saranno definite delle regole un po’ alla volta, quando ne avvertiremo l’esigenza.

In questo momento sento l’esigenza di definire una ed una sola regola.

Se consultate il dizionario, alla voce “Blog” troverete: “I blog sono siti personali, di solito a tema, dove le annotazioni (post) inserite sono presentate in ordine cronologico e possono essere commentate dai lettori

Se consultate la capa di K (che sarei io), alla voce blog troverete: “Pagina web dove uno scrive quello che cazzo gli pare”.

Quindi, direi che possiamo riassumere la Regola #1: questo non sarà uno di quei blog tematici in cui si parla solo delle ascelle o delle storie di salumieri valdostani, in questa pagina web scriverò quello che cazzo mi pare.

Non ci credete? Quello che cazzo mi pare.