mercoledì 19 gennaio 2022

Due Vite (de vita, morte et amicitia)

Nonostante non conoscessi l’autore, volevo sfogliare questo libro da quando, spinto dalla vittoria del Premio Strega 2021, ne avevo letto la sinossi. Il libro non era disponibile su Kindle ma lo avevo aggiunto alla mia to-read list e l’ho comprato nel periodo di capodanno a Napoli.

Emanuele Trevi racconta di Rocco Carbone e Pia Pera, due amici scomparsi troppo giovani, e lo fa con uno stile leggero, delicato, senza cadere nella retorica o nel sentimentalismo. Non è un romanzo ma una breve riflessione. Se fosse stato un libro in latino, si sarebbe intitolato “de vita, morte et amicitia” 

I suoi amici sono morti nel 2008 e nel 2016 e Trevi scrive nel 2020. “I nostri amici sono anche questo – scrive sul legame a doppio filo tra tempo ed amicizia – rappresentazioni delle epoche della vita che attraversiamo come navigando in un arcipelago dove arriviamo a doppiare promontori che ci sembravano lontanissimi, rimanendo sempre più soli, non riuscendo ad intuire nulla dello scoglio dove toccherà a noi, una buona volta, andare a sbattere” 

Con il suo gesto d’amore, Trevi cerca di allungare la memoria degli amici. Lo spiega chiaramente quando scrive che “noi viviamo due vite, entrambe destinate a finire: la prima è la vita fisica, fatta di sangue e respiro, la seconda è quella che si svolge nella mente di chi ci ha voluto bene. E quando anche l’ultima persona che ci ha conosciuto da vicino muore, ebbene, allora noi davvero ci dissolviamo, evaporiamo, e inizia la grande e interminabile festa del Nulla, dove gli aculei della mancanza non possono più pungere nessuno” 

In effetti, quando pensiamo o sogniamo una persona scomparsa, proiettiamo noi stessi in quella immagine. Scriverne ci costringe a dare una forma ai sentimenti, a cristallizzare i ricordi e a combattere una paura: “come fiori di melo appena sfiorati dalla brezza, anche i ricordi di chi abbiamo conosciuto talmente bene che la consuetudine è diventata quasi un riflesso condizionato, si staccano e volano via con rapidità inconcepibile. Pensiamo di averne accumulati tantissimi, cosi numerosi e vividi da renderli inestinguibili – e invece in mano ci resta poco più di uno sfarfallio di immagini incerte e fuggitive.”



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